Nuove regole europee sul default, Pozza: Ulteriore macigno sulle spalle delle imprese. Il Governo intervenga in modo deciso e tempestivo

COMUNICATO STAMPA | Venezia, 15 luglio 2020
“A seguito dell’emergenza Covid il sistema imprenditoriale del Veneto sta affrontando una crisi economica drammatica senza precedenti con il Pil stimato in picchiata nel 2020 dell’8,7%, i consumi e gli investimenti congelati (-6,7% e -14%) e l’export che ha perso 500 milioni di euro solo nel primo trimestre dell’anno. In un contesto difficile come questo l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2021 delle nuove regole europee in materia di classificazione dei debitori in “default” rappresenta un ulteriore terribile macigno per le imprese. Per questo chiediamo al Governo di intervenire in modo tempestivo su una partita delicata e urgente che rischia di mettere in seria difficoltà la liquidità delle imprese e il collasso del nostro sistema economico, già compromesso e provato dal Covid”.

Con queste parole il Presidente di Unioncamere del Veneto, Mario Pozza, commenta l’entrata in vigore, in un momento così critico, della normativa dell’Unione europea sul default (ovvero, in stato di inadempienza di un’obbligazione verso la banca) che stabilisce criteri e modalità più stringenti rispetto a quelli finora adottati. Le disposizioni attualmente vigenti prevedono l’automatica classificazione in default delle imprese che presentano arretrati di pagamento rilevanti per oltre 90 giorni consecutivi sulle esposizioni che esse hanno nei confronti della propria banca. Con le nuove regole, in vigore dal primo gennaio 2021, si specifica che per arretrato rilevante si intende un ammontare superiore a 500 euro (relativo a uno o più finanziamenti) che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese con esposizioni nei confronti della stessa banca di ammontare complessivamente inferiore a 1 milione di euro, l’importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro. In linea generale, la classificazione dell’impresa in stato di default, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le sue esposizioni nei confronti della banca con la conseguente segnalazione alla Centrale dei rischi e la minor propensione dei creditori a concedere finanziamenti.

“Le regole sul default rappresentano, quindi, un ulteriore assurdo aggravio sulle spalle delle imprese già con l’acqua alla gola dopo le drammatiche condizioni imposte dall’allerta sanitaria. La mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020, come evidenziato recentemente da una rilevazione dell’Istat, è un problema che rischia di esplodere coinvolgendo oltre la metà delle imprese italiane. Per questo le nuove regole dell’Unione europea rischiano di mettere in fibrillazione il rapporto tra istituti bancari ed imprese che in questa fase, nel reciproco rispetto dei ruoli, dovrebbero fare squadra per proteggere il sistema economico. Purtroppo, nel momento meno opportuno, diversi imprenditori ci hanno già segnalato l’arrivo delle lettere delle banche per il rispetto dei vincoli sul default. Siamo preoccupati per il silenzio del Governo su un tema davvero delicato ed ormai alle porte per quel che riguarda le scadenze. Come più volte abbiamo sottolineato il credito è un fattore determinante per supportare le imprese nella ripresa ed è un tema che il Sistema camerale regionale, assieme a undici categorie economiche, ha messo in evidenza nelle priorità presentare al Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, da portare all’attenzione del Governo”.

Secondo le analisi della Banca d’Italia, ad aprile 2020 la crescita dei prestiti al settore privato non finanziario ha accelerato dell’1,4% per effetto della maggiore domanda di liquidità da parte delle imprese in seguito alla crisi Covid. La qualità dei prestiti di banche e società finanziarie è rimasta su livelli storicamente molto elevati: nella media del 2019 il tasso di deterioramento dei prestiti per il settore produttivo è aumentato leggermente e risultato pari all’1,9%: l’indicatore è peggiorato per le imprese manifatturiere, è rimasto stabile nei servizi ed è migliorato nel settore delle costruzioni, pur rimanendo più elevato della media. A marzo 2020 il tasso di deterioramento era rimasto pressoché invariato grazie ai decreti “cura Italia” e “liquidità” che hanno introdotto una serie di misure per sostenere la capacità finanziaria di famiglie e imprese. Nel breve periodo tali misure avranno l’effetto di contenere, anche in modo significativo, le insolvenze. Tuttavia, nel più lungo periodo lo shock economico conseguente alla pandemia potrebbe generare un peggioramento della qualità del credito; questo dipenderà dalla durata della recessione, dalla rapidità della ripresa e dall’efficacia degli interventi pubblici.

“Il Sistema camerale per supportare la liquidità delle imprese si muove soprattutto tramite i Consorzi Fidi, per agevolare l’accesso al credito bancario, e sta mettendo a punto una piattaforma digitale di “social lending” che prevede l’individuazione di un programma gestionale in collaborazione con Infocamere. La piattaforma informatica, riconosciuta anche da Decreto Cura Italia, permetterà di valutare i requisiti di chi richiede il prestito semplificando i parametri imposti dal tradizionale sistema bancario. Inoltre, le Unioni delle Camere di Commercio di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna hanno deciso di fare sistema muovendosi in modo compatto e sinergico con il progetto PILOVER, che ha permesso di delineare in modo preciso gli interventi necessari per ripartire. Tuttavia, le azioni di sostegno camerali rimangono deboli se non affiancate da un mirato ed immediato intervento del Governo che modificando o posticipando l’entrata in vigore delle normative europee garantisca liquidità alle imprese che devono far fronte a interruzioni della produzione e della loro catena di approvvigionamento e a quelle che si trovano ad affrontare un repentino calo della domanda”.